mercoledì 25 febbraio 2009
Si ritorna a blogspot...
domenica 15 febbraio 2009
tutti i film gratis!!!
Bè ecco a voi un sito:
http://www.vedogratis.com
venerdì 13 febbraio 2009
Il puritanesimo
Nel 1572 John Field e Thomas Wilcox pubblicarono un appello, Admonition to the Parlament (Ammonimento al Parlamento), che esortava la chiesa anglicana ad abbandonare la struttura episcopale. Thomas Cartwright scrisse poi un secondo Ammonimento.
Quando Giacomo I salì al trono nel 1603, i puritani scrissero la Millenary Petition (Petizione Millenaria), con la quale chiedevano nuove riforme e indissero nel 1604 una conferenza a Hampton Court, sotto la presidenza del re. Giacomo I però, convinto che l'eliminazione dei vescovi portasse alla successiva eliminazione del re (celebre la sua frase "No bishop, no king", "Nessun vescovo (equivale a) nessun re"), non appoggiò le richieste puritane; tuttavia concesse l'autorizzazione alla pubblicazione di una versione della Bibbia, denominata Authorised Version (versione autorizzata) o King James Bible (Bibbia di Re Giacomo).
Successivamente i puritani vennero perseguitati dall'arcivescovo di Canterbury, William Laud e quindi dal re Carlo I e costretti ad emigrare in Olanda e nel New England, dove formarono uno dei nuclei dei futuri Stati Uniti d'America. Allo scoppio della guerra civile in Inghilterra nel 1642 i puritani, guidati da Oliver Cromwell, contribuirono all'arresto e all'esecuzione capitale dell'arcivescovo Laud nel 1645, nonché alla sconfitta e alla decapitazione del re Carlo I nel 1649.
Con l'ascesa al trono di Carlo II e la successiva restaurazione della monarchia inglese nel 1660 i puritani vennero nuovamente perseguitati dalla chiesa anglicana e chiamati non-conformisti, in quanto si rifiutavano di obbedire all'Uniformity Act, emanato dal lord cancelliere Edward Hyde, primo conte di Clarendon (1662), che obbligava all'uso del Libro delle Preghiere della chiesa anglicana.
Altre leggi vennero fatte contro i puritani, in particolare il Corporation Act (1661), che escludeva i non-conformisti dai pubblici uffici, il Conventicle Act (1664), che proibiva funzioni religiose non-conformiste e il Five Mile Act (1665), che proibiva ai pastori non-conformisti di avvicinarsi alle città.
Gugliemo III d'Orange, con il Tolerance Act (Atto di tolleranza), nel 1689, ridiede ai puritani libertà di culto.
Il puritanesimo iniziò a declinare gradualmente nel XVIII secolo e rimase nella sua forma originaria soltanto in America fino all'inizio del XIX secolo, in particolare nel Rhode Island con Roger Williams e nel Massachusetts con Jonathan Edwards.
La teologia puritana era di stampo calvinista e comprendeva la predestinazione e il patto tra Dio e la comunità dei santi visibili, definita da Cartwright e Perkins come il patto di salvezza promessa ad Abramo da Dio esteso alla comunità dei cristiani.
I puritani credevano che, in virtù di tale patto, se il fedele avesse avuto fede in Cristo e nella Sua opera, si sarebbe salvato e che ogni individuo deve vivere in modo coerente la propria fede per poter ricoprire il ruolo a lui assegnato nella società secondo le proprie capacità.
Secondo i puritani la chiesa doveva essere svincolata dal potere politico in quanto Cristo è il solo capo della chiesa; essi affermavano perciò la necessità che l'autorità suprema risiedesse in un gruppo di "anziani" eletti direttamente dai fedeli e la libertà da parte di ogni uomo di aderire o no ad una religione.
La loro spiritualità era basata sulla valorizzazione dell'interiorità e della morale; inoltre essi si opponevano con forza alle feste e alle rappresentazioni teatrali che avevano caratterizzato l'epoca elisabettiana (sotto il protettorato di Oliver Cromwell in Inghilterra vennero chiusi tutti i teatri e i luoghi di divertimento.).
Il punto principale del Puritanesimo era la suprema autorità di Dio sulle questioni umane, particolarmente nella chiesa, e specialmente come espresso nella Bibbia. Questa visione li condusse a ricercare la conformità individuale e collettiva agli insegnamenti biblici, e ciò li condusse ad inseguire la purezza morale fino al più piccolo dettaglio così come la purezza ecclesiastica al più alto livello.
A livello individuale, i puritani enfatizzarono che ogni persona avrebbe dovuto essere continuamente riformata dalla grazia di Dio per combattere contro il peccato insito nell’uomo e fare ciò che è giusto davanti a Dio. Una vita umile ed obbediente sarebbe adatta ad ogni Cristiano.
A livello del corpo ecclesiastico, i Puritani credevano che il culto della chiesa avrebbe dovuto essere strettamente regolato da ciò che è comandato nella Bibbia (principio regolativo del culto). I puritani condannavano come idolatria molte pratiche di adorazione, che i loro avversari difendevano con la tradizione, ignorando l'antichità di tali pratiche o il fatto che la loro adozione fosse ampiamente diffusa fra i cristiani. Come alcune chiese riformate nel continente europeo, le riforme puritane erano caratterizzate da pochissimi rituali e decorazioni e da un'evidente enfasi sul sermone. Essi eliminarono l'utilizzo di strumenti musicali nelle loro pratiche di culto, per diverse ragioni teologiche e pratiche. Fuori dalla chiesa comunque i puritani erano abbastanza appassionati della musica e la incoraggiarono in alcuni casi.
Un'altra importante distinzione era l'approccio puritano alle relazioni fra chiesa e stato. Essi si opponevano all'idea anglicana della supremazia del monarca nella chiesa (erastianismo), e, come Calvino affermavano che l'unico capo della Chiesa celeste o terrena è Cristo (non il papa o l'arcivescovo di Canterbury). Comunque, credevano che i governi secolari fossero responsabili davanti a Dio (non attraverso la Chiesa, ma a fianco di essa) e che avessero il compito di proteggere e ricompensare la virtù, inclusa la "vera religione", e punire chi sbagliava – una politica che si può descrivere più come di non-interferenza piuttosto che di separazione fra chiesa e stato. I congregazionalisti, una parte del movimento puritano più radicale dei puritani anglicani, credevano che il diritto divino dei re fosse eresia, un credo che venne ancora più sostenuto durante il regno di Carlo I d'Inghilterra.
Altre importanti opinioni dei Puritani:
un'enfasi sullo studio privato della Bibbia
il desiderio di educazione e illuminazione per le masse (specialmente perché i fedeli potessero leggere la Bibbia da soli)
il sacerdozio universale
la percezione del papa come Anticristo
la semplicità nel culto, l'esclusione di paramenti sacri, immagini, candele e altri oggetti.
alcuni approvavano la gerarchia ecclesiastica, ma altri cercarono di riformare la chiesa episcopale sul modello presbiteriano. Alcuni separatisti puritani erano presbiteriani, ma la maggior parte era congregazionalista.
Oltre a promuovere l'educazione laica, per i puritani era molto importante che i pastori fossero colti e a passo con i tempi, che potessero leggere la Bibbia nelle versioni originali in greco, ebraico e aramaico, che conoscessero la tradizione della chiesa antica e moderna e i saggi degli eruditi che erano molto spesso scritti in latino. Perciò molti dei loro ecclesiastici intrapresero studi rigorosi alle università di Oxford o di Cambridge prima di ricevere l'ordinazione. I loro passatempi consistevano nel discutere la Bibbia e le sue applicazioni pratiche, così come la lettura dei classici come Cicerone e Virgilio e incoraggiarono la composizione di poesie di argomento religioso.
TEATRO ELISABETTIANO
Il teatro elisabettiano è stato uno dei periodi artistici di maggior splendore del teatro britannico. Esso viene collocato tradizionalmente fra il 1558 e il 1625, durante i regni dei sovrani britannici Elisabetta I d'Inghilterra e Giacomo I d'Inghilterra. Il termine, nella sua accezione di teatro rinascimentale inglese, si estende ai fenomeni teatrali fioriti nel periodo che va dalla riforma anglicana alla chiusura dei teatri nel 1642, a causa del sopraggiungere della Guerra Civile, comprendendo quindi anche buona parte del regno di Carlo I. La produzione del periodo successivo al 1603 (anno della morte della regina) è talvolta definita in modo distinto come il teatro dell'età giacobita (jacobean) e presenta caratteri differenti dal precedente, di cui è l'evoluzione.
Il teatro di tutto il periodo viene tradizionalmente associato a due grandi figure: la regina Elisabetta (1533-1603), da cui trae il nome, e il drammaturgo William Shakespeare (1564-1616), massimo esponente di questo periodo e considerato tuttora uno dei maggiori autori teatrali a livello mondiale.
By Dory & Giorgiogoogle!!!
giovedì 12 febbraio 2009
COME VA?
VINCERETE LA SFIDA? RICORDATE CHE LAVORANDO SERIAMENTE TUTTO E' POSSIBILE!!
CORAGGIO MIEI PRODI...FATEMI VEDERE CHI SIETE!!
A.T.
Compito di Letteratura
- Periodo storico:papato ad Avignone
- Petrarca:Cenni biografici
- Poetica:Sapienza,cultura,la donna
- Solo e pensoso:(parafrasi e commento).
OPPURE
- Periodo storico:Importanza società mercanti,la peste
- Boccaccio:Cenni biografici
- Poesia:Descrizione dell'opera (decameron)
- una novella a scelta:(analisi del testo)
400'
- Umanesimo:(cenni storici)
- Lorenzo il magnifico:(cenni biografici; poetica del carpe diem)
- Il trionfo di Bacco e Arianna:(parafrasi e commento)
by Giorgiogoogle
compito di Letteratura!!
lunedì 9 febbraio 2009
LA SCOMPARSA DI ELUANA ENGLARO!!!
MI SENTO DI FARE LE MIE PIù CALAROSE CONDOGLIANZE ALLA FAMIGLIA ENGLARO E SOPRATTUTTO AL PADRE BEPPINO ENGLARO CHE DOPO TANTE LOTTE è RIUSCITO A FARE ESAUDIRE LA VOLONTà ESPRESSA DALLA FIGLIA PRIMA DI ENTRARE IN COMA!!!
By
Dory!!
Brescia, 14enne stuprata e filmata
Usa: Obama, senza piano rilancio rischiamo catastrofe piu' grande
Risultati della quarta giornata di ritorno di serie A
per iniziare vi do i risultati della quarta giornata di ritorno di serie A:
CAGLIARI-ATALANTA 0-1
UDINESE-BOLOGNA 1-0
TORINO-CHIEVOVERONA 1-1
ROMA-GENOA 3-0
LECCE-INTER 0-3
CATANIA-JUVENTUS 1-2
FIORENTINA-LAZIO 1-0
PALERMO-NAPOLI 2-1
MILAN-REGINA 1-1
SAMPDORIA-SIENA 2-2
scrivendo questa parole e è giusto che lo sappiano tutti.
da slusenca
TENNIS, PENNETTA: ITALIA HA VINTO SUL CAMPO
sabato 7 febbraio 2009
L'Etna!!! Il nostro vulcano più alto d'Europa
ingiustizie
Sepang:strepitoso Capirossi
Continua la cavalcata di Loris Capirossi a Sepang. Fin dall'inizio dell'ultima giornata di prove, infatti, il pilota della Suzuki è stato molto veloce. Stoner è entrato brevemente in pista facendo un buon tempo subito, ma circa due decimi più lento di ieri e poi è rientrato ai box con il polso dolorante e sembra che riuscirà solo verso la fine della giornata. A causa di ciò è sceso dal podio di Sepang.Con la migliore delle Ducati ferma, Rossi si è migliorato e così Edwards.Assente Pedrosa, tornato anzitempo a casa per il riacutizzarsi di un dolore al ginocchio, la migliore Honda ufficiale in pista è stata quella di Toni Elias che appunto precede Casey, Vermeulen, Lorenzo e Dovizioso.Qualche piccolo progresso anche per Hayden, che paga però oltre un secondo ai più veloci. Miglior privato, per il momento, De Angelis.
I tempi alle ore 12:
1. Capirossi (Suzuki) 2.01.262 (10 di 24)
2. Rossi (Yamaha) 2.01.408 (8 di 13)
3. Edwards (Yamaha) 2.01.413 (7 di 14)
4. Elias (Honda) 2.01.560 (17 di 20)
5. Stoner (Ducati) 2.01.613 (5 di 10)
6. Vermeulen (Suzuki) 2.01.666 (4 di 29)
7. Lorenzo (Yamaha) 2.01.907 (21 di 41)
8. Dovizioso (Honda) 2.01.974 (26 di 28)
9. Hayden (Ducati) 2.02.497 (23 di 25)
10. De Angelis (Honda) 2.02.523 (19 di 21)
11. Gibernau (Ducati) 2.02.727 (12 di 19)
12. Kallio (Ducati) 2.03.008 (23 di 25)
13. Takahashi (Honda) 2.03.474 (17 di 25)
14. Canepa (Ducati) 2.03.987 (15 di 18)
15. De Puniet (Honda) 2.04.077 (7 di 21)
16. Toseland (Yamaha) 2.04.328 (12 di 12)
17. Fujiwara (Yamaha) 2.04.328 (14 di 29)
18. Yoshikawa (Yamaha) 2.05.684 (20 di 22)
by Giorgiogoogle
venerdì 6 febbraio 2009
Sorpreso a fumare marijuana il famoso nuotatore Meachel Pheals
100!!!
Obama sfida i giudici di Guantanamo
Eluana Englaro
Da anni si discute sugli stessi temi, senza mai schiodare dal primo punto e girando intorno come il gatto alla pappa che scotta. Eutanasia? Lasciamola, per ora, in un cassetto. Testamento Biologico?
Il 26 novembre 2002 Piergiorgio Welby scrisse: «Abbiamo buone speranze di successo battendoci per il diritto degli SVP (stati vegetativi permanenti) e dei loro familiari ad una legge che consenta l’interruzione (anche in assenza di un testamento biologico) di queste “morti sospese”. Le dichiarazioni del prof. Veronesi, fatte nel 2001, vanno in questa direzione. Dobbiamo batterci, unguibus et rostris, per la legalizzazione e la conoscenza del testamento biologico, per il diritto dei malati terminali a non essere sottoposti ad interventi il cui fine sia quello di procrastinare la morte per brevi periodi. È molto difficile entrare in dettagli tecnici, mi limito a fare una operazione che definirei “leopardiana” …dal particolare all’universale. Ecco tre casi: ho assistito ad un massaggio cardiaco effettuato ad una paziente in stato vegetativo persistente andata in blocco. Un paziente di 74 anni affetto da SLA (sclerosi laterale amiotrofica) in fase terminale è stato tracheotomizzato e tenuto in vita per 3 mesi in sala di rianimazione, ogni giorno chiedeva di morire. Il mio caso: d’accordo, io e la mia compagna avevamo deciso di lasciare che la DMP (distrofia muscolare progressiva) facesse il suo corso. Dopo una settimana di problemi respiratori gravissimi ho chiesto un aiuto, sono andato in coma. Un protocollo di rianimazione, a mio avviso discutibile sia eticamente che per gli art. 13, 14, 15, del C.D.M. mi ha restituito alla “vita” tracheotomizzato, vincolato ad un ventilatore polmonare, nutrito attraverso una sonda naso-gastrica. Queste situazioni non devono ripetersi!»
Si stanno ripetendo invece nel nostro paese i casi risolti dalla Magistratura. La sentenza dei giudici della prima sezione civile della Corte d’Appello di Milano è solo l’ultimo della serie. La libertà di scelta individuale della persona ha vinto le ipocrisie e i paraocchi di uno Stato che teneva in ostaggio una creatura cresciuta e vissuta nella libertà interiore ed educata alla libertà di coscienza. Uno Stato laico non può procrastinare all’infinito il suo dovere di riflettere a fondo e legiferare per la Persona e non contro la Persona.
Questi temi di fondo sono in discussione da anni a tutti i livelli, sono conosciuti anche dall’ultimo cittadino, ma vengono ignorati, travisati, messi all’indice. Questo è il motivo per cui ancora tutt’oggi non abbiamo avuto una legge sulle dichiarazioni anticipate dei trattamenti medici, nonostante più di un anno fa fosse stato organizzato un convegno: , nonostante le audizioni al Senato sulle problematiche di fine vita che sono raccolte in un volume di oltre 300 pagine. Per non parlare di articoli e libri, congressi, dibattiti a tutti i livelli e in tutta Italia sulle problematiche della vita in condizioni estreme e sulla fine della vita.
È scoccata l’ora di decidere, di aggredire il problema e portare in Parlamento quel Disegno di Legge che sta aspettando nel chiuso di un cassetto della Commissione Sanità e che è costato degli sforzi costanti della Commissione Sanità della Legislatura passata. I Diritti Civili non possono essere messi sempre in coda negli impegni del Parlamento o per ignavia di guardare in faccia alle difficoltà della vita e della morte, o per sottomissione alle sollecitazioni continue provenienti da Oltre-Tevere che poco hannp a che fare con la diffusione della Buona Novella.
Grazie Eluana, grazie papà Beppino, la vostra lotta è stata lunga e dolorosa. Saremo noi radicali a continuarla nello spirito di Coscioni, Welby e Nuvoli insieme a coloro che con noi vorranno continuare a combatterla per uno stato di diritto, per i diritti sanciti dalla nostra Costituzione.
vi volevo solo dire che ad eluana staccheranno la spina fra pochi giorni.
da slusenca
muore Nolf un ciclista ventiduenne
Lutto nel mondo del ciclismo. per l’ennesima volta è un giovane atleta a perdere la vita in circostanze poco chiare. Il belga Frederiek Nolf è stato trovato senza vita in una stanza d’albergo a Doha, dove il 22enne si trovava con la sua squadra, impegnata nel Giro del Qatar. Ancora da chiarire le cause del decesso, e le prime ipotesi parlano di un infarto.
Nolf correva per la Topsport Vlaanderen, team che si è prontamente ritirato dalla competizione in segno di lutto. Uno dei direttori della corsa, il grande Eddy Merckx, ha annunciato che la quinta tappa del Tour del Qatar sarà percorsa ad andatura lenta, con il gruppo unito, per ricordare il giovane scomparso.
giovedì 5 febbraio 2009
i miracoli
Appena un anno dopo la sua morte, nel 252, Catania venne colpita da una grave eruzione dell'Etna. L'eruzione ebbe inizio il giorno 1 di febbraio e aveva già distrutto alcuni villaggi alla periferia di Catania. Il popolo andò in cattedrale e preso il velo di sant'Agata lo portò in processione nei pressi della colata. Questa, secondo la tradizione, si arrestò dopo breve tempo. Era il giorno 5 di febbraio, la data del martirio della vergine catanese.
Il velo della santa lungo circa 4 metri era bianco secondo le usanze dell'epoca, ma avvicinato alla lava rovente divenne di un rosso cupo. Esso si trova in un reliquiario conservato nello scrigno d'argento contenente tutte le reliquie della santa.
La santa, Lucia di Siracusa, quasi coetanea di Sant'Agata, andò con la madre gravemente ammalata a pregare sulla tomba di Agata per implorarne la guarigione. Narra la leggenda che Lucia, mentre pregava, ebbe una visione nella quale sant'Agata le disse «perché sei venuta quì quando ciò che mi chiedi puoi farlo anche tu? Così come Catania è protetta da me, la tua Siracusa lo sarà da te.» La madre di Lucia guarì e Lucia dopo poco venne martirizzata.
Nel 1169 Catania fu scossa da un disastroso terremoto nel giorno 4 febbraio alle ore 21 quando molti cittadini catanesi erano radunati nella cattedrale per pregare in onore della santa. Nel crollo della cattedrale morirono il vescovo Aiello e 44 monaci oltre ad un numero imprecisato di fedeli. Nei giorni seguenti altre scosse di terremoto e maremoto imperversarono sulla città. La tradizione vuole che il terremoto sia cessato soltanto quando i cittadini presero il velo della santa e lo portarono in processione.
Altre catastrofi naturali, terremoti, eruzioni dell'Etna e pestilenze, avvennero negli anni 1231, 1357, 1444, 1575, 1669, 1693, 1743 e 1886. La risoluzione di ognuna di esse si attribuisce all'intercessione della santa.
Per più di quindici volte, dal 252 al 1886, Catania è stata salvata dalla distruzione della lava. Ed è poi stata preservata nel 535 dagli Ostrogoti, nel 1231 dall'ira di Federico Il, nel 1575 e nel 1743 dalla peste.
La storia di Sant' Agata
Secondo la tradizione sant'Agata si consacrò a Dio all'incirca all'età 15 anni, ma studi più approfonditi indicano come più probabile la maggiore età di 21: non prima di questa età, infatti, una ragazza poteva essere consacrata diaconessa, cosa che, da vari segni - la tunica bianca e il pallio rosso - pare che effettivamente Agata fosse; possiamo quindi a ragione immaginarla, più che come una ragazzina, piuttosto come una donna con ruolo attivo nella sua comunità cristiana: una diaconessa aveva infatti il compito, fra gli altri, di istruire i nuovi adepti alla fede cristiana (catechesi) e preparare i più giovani al battesimo alla prima comunione e alla cresima.
Nell'anno a cavallo fra il 250 e il 251 il proconsole Quinziano, giunto alla sede di Catania anche con l'intento di far rispettare l'editto dell'imperatore Decio che chiedeva a tutti i cristiani di abiurare pubblicamente la loro fede, si invaghì della giovinetta e, saputo della consacrazione, le ordinò, senza successo, di ripudiare la sua fede e di adorare gli dei pagani. Ma più realisticamente si può immaginare un quadro più complesso: ovvero, dietro la condanna di Agata, la più esposta nella sua benestante famiglia, potrebbe esserci l'intento della confisca di tutti i loro beni.
Il martirio di sant'Agata
Al rifiuto deciso di Agata il proconsole la affidò per un mese ad una cortigiana di nome Afrodisia con lo scopo di corromperne i princìpi. Pare che lei qualche anno prima fosse ricorsa in giudizio presso lo stesso proconsole per impugnare il testamento della madre, dal quale veniva estromessa. Quinziano, data la pessima fama di cortigiana che la accompagnava, ritenne più opportuno non esporsi e le avrebbe consigliato privatamente, di ricorrere direttamente all'imperatore dell'epoca, Filippo l'Arabo. L'istanza di Afrodisia sarebbe tuttavia stata respinta. Data la successiva richiesta del proconsole nella vicenda riguardante sant'Agata, è probabile che Afrodisia fosse una sacerdotessa di Venere, o di Cerere, e pertanto dedita alla prostituzione sacra. Secondo la leggenda Afrodisia avrebbe avuto nove figlie (ma è più probabile che questo numero derivi da un errore di traduzione di un testo greco), che cercarono senza successo di condurre Agata all'abiura inducendola in più modi in tentazione.
Rivelatosi inutile il tentativo di corromperne i princìpi Quinziano diede avvio ad un processo e convocò Agata al palazzo pretorio. Memorabili sono i dialoghi tra il proconsole e la santa che la tradizione conserva, dialoghi da cui si evince senza dubbio come Agata fosse edotta in dialettica e retorica.
Breve fu il passaggio dal processo al carcere e alle violenze con l'intento di piegare la giovinetta. Inizialmente venne fustigata e sottoposta al violento strappo di una mammella, la tradizione indica che nella notte venne visitata da san Pietro che la rassicurò e ne risanò le ferite, infine venne sottoposta al supplizio dei carboni ardenti. La notte seguente l'ultima violenza, il 5 febbraio 251, Agata spirò nella sua cella
complementi di luogo
Poi mi dite l'esito :)
A.T.
mercoledì 4 febbraio 2009
Tifosi di pallavvolo impazziti
Buon onomastico Agata (preside)
martedì 3 febbraio 2009
Visita al museo tattile sensoriale
Comunque mi congratulo per l'interesse e per l'attenzione che avete prestato nel corso della giornata; avete dimostrato intelligenza e sensibilità. Sono fiera dei miei ragazzi di seconda C.
A.T
Braille
Consiste in simboli formati da un massimo di sei punti, impressi con un punteruolo su fogli di carta spessa o, più raramente, di plastica. Il punteruolo viene orientato da chi scrive entro caselle della grandezza di circa 3 × 2 millimetri (vedi link a fine pagina), inserite in un regolo in plastica o in metallo di lunghezza variabile che viene fatto scorrere su un telaio incardinato su una tavoletta scanalata dello stesso materiale, su cui si blocca il foglio.
I caratteri di questo sistema segno-grafico possono anche essere riprodotti mediante una macchina detta "dattilobraille". Questa macchina è formata principalmente da sei tasti per cui ogni tasto imprime un punto sulla carta più il tasto spaziatore per separare le varie parole. Con la "dattilobraille" il non vedente è in grado di sentire subito ciò che scrive mentre con la tavoletta Braille il cieco scrive al contrario rispetto al reale posizionamento dei simboli. Il sistema Braille è pure utilizzato in informatica; infatti, display tattili (display braille) che riproducono caratteri ad otto punti consentono ad un non vedente di leggere i contenuti che appaiono sullo schermo di un calcolatore. In questo caso si utilizzano due punti in più per indicare in una sola casella ad esempio il segno di maiuscola e la lettera in questione e il segue numero più il numero mentre normalmente occorrerebbe utilizzare due caselle per questo scopo
Louise Brail
Suo padre, Simon-René Braille, era un sellaio e all'età di tre anni il giovane Louis si infortunò all'occhio sinistro nell'officina paterna. A causa dell'estendersi dell'infezione perse la vista anche all'occhio destro e divenne cieco.
A 10 anni vinse una borsa di studio alla Institution des Jeunes Aveugles (Istituto per giovani ciechi) a Parigi. Si trattava di uno dei primi centri specializzati per persone non vedenti, ma le condizioni di vita non erano delle migliori. Alle persone venivano insegnati diversi mestieri (come ad esempio impagliatore di sedie), ma venivano continuamente maltrattati dal personale.
Ai ragazzi della scuola veniva insegnato a leggere con il metodo di Valentin Haüy che consisteva nel leggere attraverso il tatto i caratteri della stampa in nero, ma messi in risalto da un filo di rame posto sull'altro lato del foglio.Questo metodo però non permetteva alle persone di scrivere.
Fin da ragazzo dimostrò di essere un abile suonatore di organo e suonava nelle cerimonie religiose.
Nel 1827 divenne professore presso lo stesso istituto dove era ricoverato.
Braille morì nel 1852, a Coupvray, di tubercolosi. Dal 1952 è sepolto presso il Pantheon a Parigi.
Più tardi ideò un'estensione del metodo per la matematica (Nemeth Braille) e per le note musicali (Codice musicale Braille).
by Giorgiogoogle
Nadal vince la finale
di Marco Barbonaglia
Quando al di là della rete c'è Rafael Nadal, Roger Federer non entra più nemmeno in campo. Contro il forsennato picchiatore spagnolo, si muove una figura che, del numero uno, conserva le fattezze, che indossa gli stessi abiti, che gioca con le sue racchette. Ma non bisogna lasciarsi ingannare, quello non è il fuoriclasse svizzero. È un suo clone, uguale a lui in tutto e per tutto, tranne che nelle capacità tennistiche. Una copia sbiadita del giocatore che ha vinto dieci tornei dello Slam di cui tre l'anno scorso, capace in tutto il 2006 di perdere solo 5 volte (quattro delle quali, guarda caso, proprio con Nadal!). Una riproduzione imperfetta, che Federer manda in campo al suo posto, ogni volta che deve affrontare Rafa.La 101esima finale del prestigioso torneo di Montecarlo non fa eccezione. Il cammino del campione di Basilea attraverso i rossi campi del Country Club era incominciato su di un terreno accidentato, con i due tie-break nei quali si era dovuto rifugiare, nel match d'esordio, per avere la meglio sull'italiano Andreas Seppi. Poi, però, strada facendo, il re sembrava avere trovato la forma, battendo nell'ordine il coreano Hyung-Taik Lee, e poi due connazionali di Nadal, David Ferrer e Juan Carlos Ferrero (vincitore, quest'ultimo, negli anni passati di ben due edizioni del torneo). Dopo tutto, era arrivato alla finale senza perdere un set.Dall'altra parte del tabellone, Nadal aveva, come al solito, calpestato chiunque si era trovato sulla sua strada, senza mai concedere più di 5 game per partita, fino alla semifinale. Qui, aveva incontrato il primo ostacolo serio: il giovane Thomas Berdych. Dopo il primo set nel quale il ceco non aveva giocato, infatti, nella seconda frazione, la battaglia c'era stata. Ma, nonostante il colpi insidiosi di Berdych, lo schiacciasassi iberico era riuscito a chiudere 7/5, guadagnandosi ancora una volta il biglietto per la finale.Sul campo centrale erano dunque di nuovo loro a sfidarsi, in un match che è il sogno degli organizzatori di qualsiasi torneo. Dei quasi 110 mila spettatori sfilati quest'anno sulle tribune monegasche, di sicuro tutti invidiavano coloro che occupavano quelle seggiole alle 14.30 di domenica. E facevano male...L'illusione di vedere un grande incontro è durata al massimo otto game. Anche per i più ottimisti, le speranze devono essersi spente con il break di Nadal, al nono gioco. Federer aveva avuto possibilità di strappare il servizio al suo avversario, ma non ci era riuscito. Rafa, invece, ha preso al volo l'occasione che gli si è presentata di andare in vantaggio per 5/4. Poi, con la battuta a favore ha chiuso facilmente il set per 6/4. Da qui in avanti la luce, già fioca e tremolante, che poteva illuminare il cammino dello svizzero, si è definitivamente spenta. E, infatti, il suo agguerrito avversario gli ha immediatamente tolto di nuovo il servizio, in apertura del secondo set, prenotandosi per un'altra vittoria.Ma al di la del risultato (6/4, 6/4), che a leggerlo così, a freddo, non dà l'idea della batosta ricevuta dal numero uno, quello che impressiona è l'atteggiamento tattico inesistente di Federer. L'elvetico era letteralmente in balia di Nadal. Si aggirava per il campo scoraggiato, confuso, frastornato. Perfino il suo impassibile coach, il grande vecchio Tony Roach, lasciava trasparire qualche gesto d'insofferenza. Gli occhi mezzi nascosti dall'immancabile cappellino, veniva colto dalla telecamera nell'atteggiamento di sbuffare. E ne aveva tutte le ragioni... Il suo giocatore non sembrava avere un'idea precisa di come impostare il match e, nell'incertezza più totale, si produceva in un diluvio di errori non provocati. Trentanove, a fine partita, contro i 19 dell'avversario.Non gli stava dentro quel dritto, di solito micidiale, che dovrebbe essere il suo colpo migliore. Faceva quattro doppi falli, di cui due nello stesso game. Cose mai viste... Gli unici punti che riusciva a conquistare con facilità, erano quelli che guadagnava scendendo a rete. Ma, ovviamente, nello stato di confusione nel quale versava, preferiva rimanere incollato a fondo campo e farsi prendere a pallate.C'è poco da dire, comunque, ormai è chiaro che il problema dello svizzero è soprattutto di natura psicologica. Nei confronti dello spagnolo sembra, infatti, avere sviluppato un vero e proprio complesso. Al punto che, nelle partite contro Nadal, è sempre l'ombra di se stesso. Certo, se vuole vincere il Roland Garros, deve riuscire a risolvere in fretta questo problema, perché sperare che Rafa venga eliminato prima della finale, sulla terra di Parigi, è come chiedere un miracolo...Il maiorchino, che compirà ventuno anni a giugno, intanto, ha vinto il suo 67esimo incontro consecutivo su questa superficie, sulla quale è imbattuto dall'aprile 2005. Se questo non bastasse, si porta a casa il terzo trofeo monegasco di fila, eguagliando il record di Ilie Nastase. Il prossimo appuntamento, ora, è sui campi del Foro Italico.
Lo spagnolo trionfa per la quarta volta consecutiva al Roland Garros. Lo svizzero: «Fa male perdere in finale»
PARIGI - Il poker è servito: quattro successi di fila sulla terra rossa del Roland Garros, così come Bjorn Borg, e la prospettiva di poter largamente eguagliare i sei titoli di fila dello svedese. Rafael Nadal non lascia scampo a Roger Federer: anzi lo umilia con un punteggio piuttosto eloquente (6-1 6-3 6-0) che è quasi un record negativo (la più veloce in termini di games è quella del 1977 che Guillermo Vilas si aggiudicò per 6-0 6-3 6-0 contro Brian Gottfried). Un'ora e quarantotto minuti per proiettare il ventiduenne spagnolo nella storia degli Open di Francia e per rimarcare tutte le difficoltà di sua maestà Federer quando se lo ritrova davanti. Rafa ha sempre il match saldamente in pugno, infila parziali che la dicono lunga (24 punti a 3), cancella lo svizzero in ogni parte del campo, affidandosi alla sua profondità di esecuzione. In una parola: dominio.
ONORE AL RIVALE - Il pubblico francese fa di tutto per tenere alto il morale dell'elvetico, che però non entra mai in partita, uscendone distrutto sotto l'aspetto tattico e psicologico. Una mazzata non indifferente per Federer, che contro Nadal giocava a Parigi la terza finale consecutiva rimediando l'ennesimo ko. «Faccio i complimenti a Rafael - dice immediatamente dopo l'imbarazzante sconfitta il timido Roger, che inseguiva il suo tredicesimo titolo in uno Slam - perché meglio di così non poteva giocare. Non c'è stato niente da fare: ho vissuto due splendide settimane, ma fa male perdere in finale». Nadal rende onore al suo rivale senza esultare, come invece fece dopo aver eliminato il rampante Djokovic. Un segno di rispetto che non è sfuggito ai più. «Mi spiace che abbia perso così - ha raccontato l'iberico a caldo -, Federer è un personaggio fondamentale per il tennis, sia quando perde che quando vince. Io invece ho disputato un incontro perfetto, in quattro anni ho raccolto quattro incredibili vittorie». I due contendenti si salutano e si danno appuntamento sull'erba: Wimbledon incombe e Federer annusa già aria di rivincita.Una partita con tante emozioni anche se penso che se erano sull'erba Federer avrebbe vinto.