lunedì 26 gennaio 2009

La Ballata

Componimento poetico di origine popolare, diffuso nella poesia francese da trovatori e trovieri e introdotto in Italia nella seconda metà del XII secolo. La sua struttura metrica comprende un ritornello o ripresa, che espone in breve il motivo conduttore e si ripete fra una stanza e l'altra, e un numero variabile di strofe o stanze. A seconda dell'estensione della ripresa, che può essere di uno, due, tre, quattro o più versi, la ballata viene rispettivamente definita 'minima', 'minore', 'mezzana', 'grande' o 'extra vagante'. I metri usati sono l'endecasillabo e il settenario, strutturati secondo le regole della canzone, che si differenzia dalla ballata principalmente per la mancanza del ritornello; come nella canzone, anche nella ballata la disposizione delle rime, è un componimento poetico che si trova in tutte le letterature romanze e ha una particolare struttura metrica.
La stanza della ballata comprende due parti. La prima parte è divisa in due piedi o mutazioni con un numero di versi uguali e uguale tipo di rima, la seconda parte, chiamata volta, ha una struttura metrica uguale a quella della ripresa.
Gli endecasillabi misti a settenari sono i versi maggiormente nella ballata e le rime possono essere disposte in modo differente con la regola che l'ultimo verso della volta faccia rima con l'ultimo verso della ripresa.
La ballata viene chiamata grande se la ripresa è formata da quattro versi, mezzana se ha tre versi, minore se ne ha due, piccola se la ripresa è costituita da un verso endecasillabo, minima se è costituita da un verso unico e quinario o settenario o ottonario.
La ballata può anche essere chiamata extra vagante quando la ripresa è costituita da più di quattro versi.
Inventore della ballata sacra, basata sullo schema a (a) b, a (a) b, bc (c) d, e ripresa f (f) d, viene considerato Guittone d'Arezzo. Un esempio lo si trova nella lauda dedicata a San Domenico.
Gli esempi più significativi di ballata si possono trovare in Guido Cavalcanti (Perch'io no spero di tornar giammai, In un boschetto trovà pasturella).

Originariamente destinata al canto e alla danza, la ballata, o canzone a ballo, assunse forma metrica regolare a partire dal dolce stil novo. Oltre che da Dante e dagli stilnovisti, fu molto usata da Petrarca e dai poeti umanisti. Nella poesia francese si ricordano fra il XIV e il XV secolo le ballate di Guillaume de Machaut e François Villon, nella poesia inglese quelle di Geoffrey Chaucer (XIV secolo).
In età romantica la ballata venne riscoperta dalla poesia tedesca, che ne fece un genere diverso da quello medievale, cui comunque si ispirò. Alla ballata romantica (o 'romanza', come preferirono chiamarla i poeti italiani), dai caratteri più specificamente narrativi o epici, si dedicarono i tedeschi Gottfried August Bürger, iniziatore del genere, Johann Wolfgang von Goethe e Friedrich Schiller, gli inglesi Walter Scott, William Wordsworth, Samuel Taylor Coleridge, Giovanni Prati, Giosue Carducci. Nella seconda metà dell'Ottocento composero ballate gli inglesi Algernon Charles Swinburne e Dante Gabriel Rossetti.

by Giorgiogoogle

Nessun commento: